Descrizione
LE ORIGINI
Il territorio del Comune di Galluccio fu abitato fin dall'età paleolitica, ma coloro che lasciarono un'orma indelebile furono gli Aurunci. Successivamente i Romani, dopo aver sconfitto Aurunci, Sidicini, Caleni e Sanniti, stabilirono nel territorio delle colonie. Si narra che dal nome del capo di una di queste colonie (Trebonio Gallo) derivi la denominazione Galluccio, che in un primo tempo fu detta Gallico, poi Gallicio ed infine Galluccio.
Un'altra ipotesi però fa risalire il nome ad un'antica radice linguistica (wal), indicante il fuoco: fuoco dei vulcani, di cui la zona era ricca, ed in particolare il vulcano di monte Friello, prossimo a Galluccio. Una testimonianza del nome Gallico si trova in uno scritto del Manzi, sulla vita di San Gaudenzio: "Ebbe origine il beato Gaudenzio nelle parti di Campania nel tempo regnava l'empio e crudele Teodorico...In questo tempo ancora S. Ilario abate et eremita insieme col beato Gaudenzio, nelli confini della regione di Campania in paese detto Gallico, dove per lungo tempo vissero insieme di vita eremitica".
MEDIOEVO
Nel corso del secolo X anche Galluccio dovette subire le incursioni dei Saraceni, che risalivano la valle del Garigliano: alle falde del monte Camino questi costruirono un caposaldo per difendersi dagli attacchi delle truppe della Lega, guidata dal papa Giovanni X. Ancora oggi, in quel luogo, esiste un borgo denominato "Saraceni". Dopo la sconfitta dei Saraceni, i principi di Capua, che avevano partecipato alla Lega ed alla battaglia del Garigliano, nell'anno 915, con il beneplacito del Papa, costruirono una roccaforte, nel territorio di Galluccio, su un'altura circondata da rupi e protetta dall'acqua del fiume Peccia.
I discendenti dei Signori di Capua, principi longobardi, costruttori della roccaforte, assunsero il nome "Galluccio" ed ebbero come stemma un gallo rosso in campo d'argento. La famiglia "Galluccio" costituì un feudo attorno alla roccaforte e lo detenne fino all'anno 1480, confermata in questo possedimento da riconoscimenti reali, come quello del re Carlo I, che nel 1281 conferì il titolo di barone a Pietro e Riccardo Galluccio, onorandoli con il titolo di "cavalieri e fedeli". Nel 1283 lo stesso Pietro Galluccio fu nominato viceré di Terra di Lavoro, oltre il Volturno. Nel 1309 il barone Riccardo Galluccio ricevette dal re Roberto il titolo di "cavaliere fedele e diletto". Nel 1480 il re Ferrante assegnò il feudo di Galluccio a Rossetto Fieramosca, il quale lo lasciò in eredità ad Ettore Fieramosca.
RINASCIMENTO
In uno dei borghi di Galluccio, denominato "Cavelle", nacque nel 1429 Giannantonio Campano, Vescovo, Governatore, Legato pontificio, oratore, poeta e scrittore umanista. Egli stesso, in un suo carme, dice di essere nato a Galluccio, nel borgo di Cavelle. Fu vescovo di Crotone e di Teramo, Governatore pontificio di Todi, Foligno, Assisi e Città di Castello.
Fu oratore ufficiale della Missione pontificia in Germania, alla Dieta di Ratisbona. Morì a Siena nel 1477 e fu sepolto nella cattedrale della stessa città . In uno dei suoi carmi, intitolato "La sua partenza", il Poeta descrive Galluccio:
ETA' MODERNA
Nel 1504 il feudo di Galluccio fu concesso da re Ferdinando al suo viceré, Consalvo di Cordova, in ricompensa dei servizi resi nella lotta contro l'esercito francese. Nel 1523 il Feudo passò alla famiglia Abenavolo, ma nel 1532 ritornò a Consalvo di Cordova, che lo vendette poi, nel 1543, alla contessa Dorotea Spinelli, in cambio di 13.000 ducati. Fino al 1598 il Feudo restò ai discendenti della Contessa. Poi passò a Luigi Carafa (1638) ed infine al nobile fiorentino Vincenzo Velluti ed ai suoi discendenti, come è testimoniato dalle iscrizioni tombali, esistenti nella Collegiata di S. Stefano. Nel 1734 Galluccio fu teatro dello scontro fra Spagnoli ed Austriaci, che si contendevano il regno di Napoli: gli Spagnoli risultarono vincitori e divennero padroni del Regno, con il re Carlo III di Borbone (Carlo VII di Napoli).
NOVECENTO
Ancora una volta, nel 1943, Galluccio fu teatro di battaglia, fra i Tedeschi da un lato e gli Alleati dall'altro. Il giorno 1 novembre 1943 gran parte degli edifici fu minata e rasa al suolo: fu distrutto il palazzo baronale e parte della Collegiata di S. Stefano. La chiesa poté salvarsi grazie all'intervento dell'arciprete dell'epoca, don Emilio Calce, che riuscì a convincere il comandante tedesco a risparmiarla. Oggi il comune di Galluccio, che si estende su un'area di trentadue chilometri quadrati, tra le falde di monte Camino ed il gruppo vulcanico di Roccamonfina, fa parte del territorio della Comunità Montana "Monte S. Croce".